Dati CGIA di Mestre e Unioncamere: il mismatch tra domanda e offerta colpisce soprattutto edilizia e manifatturiero, mentre i giovani cercano flessibilità e più tempo libero
Nel 2024, su un totale di 5,5 milioni di assunzioni, quasi 840 mila (15%) hanno riguardato operai specializzati, ma la loro ricerca si è rivelata particolarmente ardua: nel 63,8% dei casi gli imprenditori hanno segnalato difficoltà di reperimento, con tempi medi di selezione che hanno sfiorato i cinque mesi. Nessun’altra professione richiesta dalle imprese italiane ha registrato livelli di complessità comparabili.
È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che ha elaborato i dati di Unioncamere–Ministero del Lavoro e del Sistema Informativo Excelsior 2024 con focus sul trimestre agosto-ottobre 2025.
Giovani e lavoro: più tempo libero, meno weekend
Le cause del mismatch tra domanda e offerta sono molteplici: denatalità, invecchiamento della popolazione e soprattutto la scarsa disponibilità di competenze tecniche nel settore manifatturiero. A ciò si aggiunge un cambio di paradigma nelle preferenze dei più giovani: rispetto al periodo pre-Covid, cresce la domanda di flessibilità, autonomia e work-life balance, mentre cala la disponibilità ad accettare turni pesanti, orari prolungati o lavori fisicamente gravosi.
Gli “introvabili” nei settori chiave
La difficoltà riguarda soprattutto edilizia e manifatturiero, in particolare le filiere del legno, tessile-abbigliamento-calzature e metalmeccanica.
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Edilizia: carpentieri, ponteggiatori, cartongessisti, stuccatori, pavimentatori/piastrellisti, palchettisti, gruisti ed escavatoristi.
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Legno: verniciatori, ebanisti, restauratori di mobili antichi, filettatori attrezzisti.
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Tessile-abbigliamento: modellisti, confezionisti e stampatori.
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Calzaturiero: tagliatori, orlatori, rifinitori e cucitori.
Nordest in affanno, Sud più “facile”
La maggiore difficoltà di reperimento si registra nel Nordest: il Trentino-Alto Adige tocca il 56,5%, seguito dal Friuli Venezia Giulia (55,3%), Umbria (55%), Valle d’Aosta (54,5%) e Veneto (51,5%).
Al contrario, il Mezzogiorno mostra dati meno critici: in Sicilia la difficoltà è al 42%, in Puglia al 41,9% e in Campania al 41%.
A livello provinciale, Pordenone è la più carente con il 56,8%, seguita da Bolzano e Trento (56,5%), Gorizia (56,1%) e Cuneo (55,9%). Le province più “facili” per il reperimento sono invece Caserta (39,3%), Salerno (38,3%) e Palermo (36,9%).
Previsioni: 1,4 milioni di nuove assunzioni
Tra agosto e ottobre 2025 le imprese italiane prevedono 1,4 milioni di nuove assunzioni. A guidare la classifica delle città metropolitane sono Milano (115.280 assunzioni) e Roma (114.200). Seguono Napoli (60.290), Torino (42.530), Bari (42.060) e Brescia (31.930).
Secondo la CGIA, senza interventi strutturali su formazione tecnica, politiche giovanili e valorizzazione delle professioni manuali, il divario tra domanda e offerta rischia di compromettere la crescita di settori chiave per l’economia nazionale.