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Francia nuovo “bad boy” d’Europa: il sorpasso sull’Italia nei conti pubblici

 
Francia nuovo “bad boy” d’Europa: il sorpasso sull’Italia nei conti pubblici
di Diego Minuti

La domanda che agita commenti e riflessioni degli economisti è se la Francia sia diventata la "nuova Italia", dopo le peripezie che il nostro Paese ha affrontato per anni e che l'avevano relegata al ruolo di "bad boy" d'Europa, dal punto di vista dei conti pubblici.

Ora questo scenario è cambiato e la situazione politica in Francia, le sue turbolenze, l'incapacità della classe dirigente e dei partiti di farsi carico della crisi, sta portando ad una sanguinosa resa dei conti, quando, l'8 settembre, il governo Bayrou rischia la sconfitta sulla fiducia che ha chiesto al parlamento.

"Le prospettive fiscali per la Francia sono peggiori di quelle dell'Italia, al momento", hanno detto gli analisti di Nomura, commentando la situazione.

Nel 2024 il debito della Francia ammontava al 113% del PIL, mentre quello dell'Italia era del 135%, ma le cose sono cambiate quando si è trattato di considerare il disavanzo dei due Paesi nel periodo. Su questo parametro, il disavanzo dell'Italia è arrivato al 3,4% del PIL, mentre quello della Francia è stato del 5,8% del PIL.

La scorsa settimana il primo ministro francese François Bayrou ha chiesto il voto di fiducia, mentre cerca di approvare un controverso bilancio 2026 che prevede circa 44 miliardi di euro di tagli. L'obiettivo è quello di ridurre il disavanzo di bilancio della Francia al 4,6% nel 2026, un livello ancora ben al di sopra delle regole dell'Unione Europea sul disavanzo.

Ma, per raccontare l'atmosfera che si respira in Francia, il dibattito sul piano di Bayrou, oltre che sui tagli, si è concentrato soprattutto sulla sua proposta di cancellare due festività per aumentare i giorni lavorativi. Una ipotesi che ha fatto gridare allo scandalo.

Se Bayrou e il suo governo di minoranza usciranno sconfitti dal voto di fiducia (sul quale si sono schierati contro l'esecutivo tutti i partiti di opposizione), meno di un anno dopo l'implosione dell'esecutivo di breve durata del suo predecessore Michel Barnier, un altro primo ministro – il quinto in meno di due anni – dovrà essere scelto dal presidente francese Emmanuel Macron.

La situazione in Francia la pone in una posizione sfavorevole rispetto all'Italia, che ha attraversato il suo lungo periodo di turbolenze politiche e incertezza economica prima dell'elezione dell'attuale primo ministro Giorgia Meloni nel 2022, inaugurando un periodo di stabilità.

Sia la Francia che l'Italia sono soggette alle Procedure per i disavanzi eccessivi della Commissione europea, un meccanismo utilizzato dalla Commissione per riportare gli Stati membri dell'UE in linea con le regole fiscali del blocco, secondo cui il debito pubblico non deve superare il 60% del PIL e i disavanzi di bilancio non devono superare il 3% del PIL.

Mentre l'Italia dovrebbe fare progressi nel riportare il suo deficit sotto controllo, la Francia non mostra segni di farlo, ha sottolineato Nomura.

"La traiettoria del deficit francese è fragile, tuttavia, e il probabile rovesciamento del governo di Bayrou illustra la sfida che la Francia deve affrontare per frenare la sua spesa", sempre secondo gli economisti di Nomura.

Ora, i vicini della Francia stanno a guardare mentre Bayrou ha solo pochi giorni per trovare un compromesso di bilancio con i partiti rivali di sinistra (Nuovo Fronte Popolare) e di destra (Rassemblement National) che ambiscono a scalzarlo.

Se, come al momento appare scontato, il voto di fiducia provocherà la caduta del governo e l'Assemblea nazionale non approverà un bilancio per il 2026 quest'anno, quello del 2025 sarà probabilmente congelato in termini nominali, il che significherebbe un deficit marginalmente più alto nel 2026 in percentuale del PIL rispetto alle previsioni della Commissione europea.

Riflettendo il nervosismo dei mercati finanziari intorno allo stato precario della politica francese, il rendimento è salito sopra il 4,5%, martedì – toccando un livello visto l'ultima volta nel 2008 – prima di scendere leggermente al 4,48% ieri.