Un progetto sperimentale da 1,4 milioni di euro mira a migliorare la comunicazione e limitare i conflitti negli ospedali più affollati della regione
Mentre in Veneto si sperimenta l’uso delle body cam da parte del personale dell’accettazione-triage dei Pronto Soccorso di San Donà di Piave e Portogruaro per contrastare le aggressioni, la Toscana adotta un approccio differente e innovativo: l’introduzione di facilitatori nei Pronto Soccorso, una figura di mediazione tra pazienti, familiari e operatori sanitari.
Il progetto, attivo in venti grandi pronto soccorso toscani, ha come obiettivo principale quello di prevenire episodi di violenza e migliorare la gestione delle criticità relazionali, soprattutto in situazioni di affollamento.
“Si partirà dalle prossime settimane”, ha dichiarato Simone Bezzini, assessore al diritto alla salute della Regione Toscana. “Abbiamo bisogno di reclutamento, formazione e così via, quindi diciamo che poi il progetto si dipanerà a cavallo tra il 2025 e il 2026. Non si tratta di figure sanitarie e per esse si attinge ad altri fondi, non quindi al Fondo Sanitario Nazionale, ma al fondo delle sanzioni, le cui risorse sono vincolate ad interventi per la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Chi sono i facilitatori e cosa faranno
I facilitatori non sono operatori sanitari, ma professionisti con competenze nella mediazione, nella comunicazione e nella gestione dei conflitti. Il loro compito sarà quello di:
- accogliere i pazienti e i loro familiari, fornendo supporto e informazioni sui tempi di attesa;
- spiegare il funzionamento del Pronto Soccorso, creando una comunicazione più efficace tra utenti e personale medico;
- uscire dalla struttura, se necessario, per aggiornare i familiari in attesa sulle condizioni del paziente ricoverato;
- intervenire in situazioni di tensione, rassicurando le persone e de-escalando potenziali conflitti.
In pratica, il facilitatore diventa un punto di riferimento umano e informativo, in un contesto spesso critico, caotico e fonte di stress.
Un modello da esportare?
Il progetto toscano, finanziato con 1,4 milioni di euro provenienti dal fondo sanzioni, sarà oggetto di valutazione a un anno dall’avvio. Saranno analizzati l’efficacia comunicativa, il gradimento dell’utenza e, soprattutto, l’eventuale riduzione degli episodi di violenza contro il personale sanitario.
In un periodo in cui le aggressioni nei Pronto Soccorso rappresentano un fenomeno in allarmante crescita, la Toscana sceglie di investire in un modello relazionale e preventivo, capace di favorire un clima più disteso e collaborativo.
Redazione