Ancora molti credono che la Fiat esista e che sia un’azienda italiana. In realtà, l’azienda fondata a Torino nel 1899 oggi fa parte del gruppo multinazionale Stellantis, nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e il gruppo PSA (Peugeot, Citroën, ecc.). Stellantis ha la sede legale nei Paesi Bassi. FIAT esiste solo come “marchio” che ha ancora la sua valenza come “iconico” prodotto italiano in tutto il mondo. Anche le recenti pubblicità di alcuni modelli Fiat puntano a suggestionare il pubblico con immagini evocative dello stile italiano, ma la realtà è un’altra produzione Stellantis
di Luca Lippi
LA PRODUZIONE IN ITALIA E IN EUROPA
Stellantis è a livelli produttivi in Italia che non si vedevano dal 1956, un periodo precedente al boom economico italiano, quando il Paese non era ancora industrializzato e sviluppato come lo è oggi. Solo 109.900 unità prodotte nel primo trimestre del 2025. Volgendo lo sguardo al 2024, si contano 475.090 veicoli prodotti, quindi siamo a uno stallo produttivo che conferma il crollo dello scorso anno di oltre il 40 per cento su base annua, un livello simile non si vedeva dagli anni cinquanta. Solo nel 2023 si poteva contare su una produzione di 750 mila veicoli.
Lo stabilimento che ha subito maggiormente della flessione è lo storico Mirafiori a Torino, dove la produzione è calata del 70 per cento. Le cifre sono ben lontane dall'obiettivo di un milione di unità che l'azienda si è impegnata a produrre in Italia entro il 2030.
DOVE PRODUCE REALMENTE STELLANTIS
Gli stabilimenti sparsi nel mondo sono oltre 100, di questi 44 sono in Europa e in questi ultimi si produce circa il 45 per cento dei veicoli - 2,6 milioni di unità -. La quota europea nella produzione automobilistica di Stellantis dal 2021 – 55 per cento - si è ridotta e l’impatto di tale contrazione grava maggiormente sul numero di veicoli prodotti in Italia.
PERCHÉ STELLANTIS HA FATTO CERTE SCELTE
Banalmente il focus si ritrova nella scarsa competitività dell’Europa nel settore della produzione industriale. Nonostante il settore automobilistico del Vecchio Continente disponga, storicamente, di un’enorme catena di approvvigionamento per il settore, i costi del lavoro e la burocrazia necessaria per realizzare nuovi investimenti sono così elevati che i produttori sono costretti a spostare la produzione in altre parti del mondo.
La concorrenza di altri produttori, soprattutto quelli cinesi, coreani e del Sud Est asiatico, hanno costretto le aziende a correre ai ripari per non perdere margini di guadagno o quote di mercato. Stellantis ha aumentato la quota di veicoli prodotti in Sudamerica dal 10 per cento al 16 per cento in soli tre anni, giacché in questa parte del mondo il costo del lavoro è decisamente più basso.
Grazie alla mole di investimenti, l’economia del continente sudamericano sta crescendo rapidamente, e anche le automobili prodotte trovano mercato in questi Stati più che in Europa o negli Stati Uniti. Nel 2024 il fatturato nella regione è stato di 16 miliardi, circa il 10 per cento del totale. Avere siti di produzione locali riduce i costi di trasporto, che possono pesare per il 5-7 per cento sul valore dell’auto.
VERSO UN COSTO DEL LAVORO PIU' BASSO
Pur rimanendo in Europa, la migrazione delle aziende di filiera – e Stellantis stessa – si sposta verso paesi con un costo del lavoro più basso, come Polonia e Serbia. Già FCA, poi Stellantis, ha puntato molto sulla Polonia: qui si producono modelli molto diffusi come la Fiat 500, la Jeep Avenger e la nuova Fiat 600e. L’Italia ha un costo del lavoro alto rispetto anche ad alcuni Paese della stessa area Euro. Con un costo totale per l’azienda di un lavoratore del settore auto attorno ai 45 mila euro all’anno, che poi si traducono in uno stipendio netto attorno ai 1500 euro al mese e la produttività non cresce se non marginalmente da ormai più di due decenni.
Il settore automobilistico, molto dipendente dal lavoro manuale, non è più sostenibile nel nostro Paese, e quindi da molti anni non si investe più in Italia. Stellantis, infatti, si limita a mantenere gli stabilimenti già esistenti e riesce a farlo grazie ai continui aiuti da parte del governo, sotto forma di prestiti, co-finanziamenti e piani di cassa integrazione.
Negli ultimi 30 anni prima Fiat, poi FCA e Stellantis, hanno ricevuto aiuti totali da parte dello Stato italiano per 20 miliardi di euro, nonostante tutto la produzione è in costante calo, lontanissimi dal numero record che sfiora le 2 milioni di unità prodotte del 1989.
È utile sottolineare che il crollo della produzione auto non è un fenomeno solo italiano. Dal 2000 ad oggi anche quella francese è scesa del 68 per cento, quella polacca del 50 per cento e quella tedesca del 40 per cento. Insomma, è un problema davvero europeo piuttosto che italiano!
L’IMPATTO DEI DAZI?
Al netto di una conferma, o stabilizzazione, di eventuali dazi, questi ultimi complicherebbero enormemente una situazione già sufficientemente mortificata. Stellantis rispetto ad altre case automobilistiche è avvantaggiata, perché produce negli Stati Uniti circa il 57 per cento delle auto vendute nel paese. Riuscendo in questo modo a mitigare l’impatto delle tariffe aggiuntive (al momento del 10 per cento). Negli Stati Uniti il gruppo Stellantis produce il 25 per cento dei veicoli destinati al mercato a Stelle e Strisce negli stabilimenti ex Chrysler ereditati dalla fusione. Per questa parte di produzione qualsiasi problematica derivante da dazi non esiste, ma per il 39 per cento dei veicoli venduti agli americani che sono made in Mexico o Canada, il problema esiste.
NON È L’UNICO PROBLEMA PER IL GRUPPO
I dazi rendono economicamente insostenibile l’importazione di veicoli di lusso come Maserati e Alfa Romeo, costringendo il gruppo a valutare addirittura una loro separazione dal core business, si vocifera, per rendere più facile una successiva vendita dei due marchi. Maserati sta vivendo una crisi senza precedenti: nel primo trimestre sono state prodotte solo 1.000 macchine, un numero irrisorio, con un calo del 75 per cento su base annua.
DELOCALIZZAZIONE TOTALE
Stellantis sta quindi mettendo in pratica una nuova strategia, basata sulla produzione in loco negli USA delle vetture, per sfuggire per quanto possibile alle tensioni geopolitiche. Secondo step, si tenderà a produrre separatamente, per ogni singola area geografica. In pratica, da gruppo globale con vocazione europea, Stellantis sta trasformandosi in un operatore regionale, in grado di adattarsi rapidamente a ogni scenario politico. Questo però farà sicuramente aumentare il costo di produzione dei veicoli, che il mercato potrebbe avere difficoltà ad assorbire vista la forte concorrenza nel settore.