La casa d’aste Sotheby’s ha restituito all’India una serie di gioielli sacri che si ritiene siano legati ai resti del Buddha, dopo crescenti pressioni da parte del governo indiano e dei leader buddisti a livello globale.
Le gemme di Piprahwa – descritte dagli archeologi come uno dei ritrovamenti più sorprendenti dell’era moderna – erano inizialmente destinate a una vendita all’asta a Hong Kong nel mese di maggio. Tuttavia, la vendita è stata annullata a seguito delle pressioni diplomatiche indiane, che avevano anche minacciato azioni legali per il recupero delle reliquie.
Ora il “tesoro del Buddha” torna a casa, come dichiarato da Sotheby’s, precisando che il Godrej Industries Group, con sede a Mumbai, ha acquisito i gioielli ed è “lieto” di aver facilitato il ritorno, dopo due mesi di trattative con il proprietario, il nuovo acquirente e le autorità indiane.
Le reliquie saranno ora esposte al pubblico permanentemente in India, secondo quanto comunicato dalla casa d’aste.
Soddisfazione per l’esito della trattativa è stata espressa dal primo ministro indiano Narendra Modi, che ha definito il ritorno dei gioielli un “momento di orgoglio e gioia” e una vittoria per il patrimonio culturale del Paese. Su X ha commentato che le reliquie stavano “tornando a casa dopo 127 anni”.
Il Godrej Industries Group, acquirente dei gioielli, è attivo in diversi settori – dai beni di consumo all’agricoltura, finanza, immobiliare e chimica – e serve oltre 1,1 miliardi di consumatori in tutto il mondo. In India, molti dei suoi marchi sono nomi familiari.
“Siamo profondamente onorati di contribuire a questo momento storico. Le gemme Piprahwa non sono solo manufatti: sono simboli senza tempo di pace, compassione e patrimonio condiviso dell’umanità”, ha dichiarato Pirojsha Godrej, vicepresidente esecutivo del gruppo, in un comunicato stampa governativo.
La scoperta archeologica del 1898
La scoperta delle gemme risale al 1898, quando William Claxton Peppé, amministratore immobiliare inglese, trovò in un tempio a Piprahwa, nel nord dell’India vicino al luogo di nascita del Buddha, un nascondiglio contenente quasi 1.800 perle, rubini, zaffiri e lamine d’oro, sepolti accanto a frammenti ossei identificati da un’urna con iscrizione come appartenenti al Buddha stesso.
Peppé consegnò la maggior parte delle reliquie e dei reliquiari al governo coloniale indiano: le reliquie ossee furono donate al re Rama V del Siam, mentre cinque urne, una cassa di pietra e altre reliquie furono inviate al Museo Imperiale di Calcutta (oggi Museo Indiano).
Una collezione privata per oltre un secolo
Per oltre 100 anni, il resto dei gioielli è rimasto nascosto in una collezione privata britannica. Negli ultimi sei anni, le gemme sono state esposte in mostre internazionali, tra cui al Met di New York nel 2023.
Gli storici considerano le reliquie parte dell’eredità condivisa del clan Sakya del Buddha e dei buddisti di tutto il mondo. I frammenti ossei sono oggi distribuiti in Thailandia, Sri Lanka e Myanmar, dove sono oggetto di venerazione religiosa.
Una vendita contestata e il dibattito etico
La prevista vendita delle reliquie da parte di Sotheby’s aveva suscitato forti critiche etiche, con studiosi e leader religiosi contrari alla mercificazione di oggetti sacri, in particolare quelli associati ai resti umani.
Molti buddisti considerano le gemme inseparabili dalle reliquie ossee e destinate ad essere venerate, non vendute. I critici hanno contestato l’autorità del venditore, mentre alcuni difensori hanno sostenuto che una vendita trasparente fosse il modo più equo per trasferire la custodia.
Chris Peppé, pronipote di William, ha affermato che la famiglia aveva valutato la possibilità di donare le reliquie, ma ogni opzione presentava problemi. L’asta, secondo lui, sembrava “il modo più equo e trasparente per trasferire queste reliquie ai buddisti”.