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Smart working: la situazione italiana

 
Smart working: la situazione italiana
Redazione

Le stime dell’Osservatorio sullo Smart Working 2024 hanno segnalato un leggero calo del numero di smart worker in Italia rispetto all’anno precedente: se nel 2023 circa 3,58 milioni di dipendenti avevano adottato un approccio flessibile al lavoro, nel 2024 il numero è sceso dello 0,8%, abbassandosi a 3,55 milioni di lavoratori smart. La riduzione è minima e suggerisce una tendenza generalmente positiva all’adozione dello smart working, considerando che lo studio condotto prevede per il 2025 una crescita stimata del 5% di smart worker.

Secondo l’analisi, il 73% dei lavoratori italiani si opporrebbe ad un’eventuale eliminazione dello smart working, mentre il 27% cambierebbe lavoro. Per questa ragione, molte aziende, soprattutto tra le più grandi, integrano lo smart working come fattore di retention dei propri dipendenti.

Grandi aziende vs PMI: il divario organizzativo

Nel 2023 il mercato delle pmi contava circa 570 mila smart worker, mentre l’anno successivo il numero è sceso a 520mila. La contrapposizione tra pmi e grandi imprese nell’integrare strutturalmente il lavoro da remoto appare anche in termini di giornate “in smart” concesse: se nel 2024 la media di giornate da remoto previste nelle grandi aziende arrivava a nove, il numero nelle piccole e medie imprese scende a 6,6.

Questa dissonanza trova ulteriore riscontro se consideriamo le motivazioni che hanno portato 50mila lavoratori italiani (l’8,7% citato sopra), alla rinuncia dello smart working tra il 2023 e il 2024. Lo studio segnala tre motivazioni principali rispetto a questa retrocessione: nel 23% dei casi, l’operatività del proprio ruolo non poteva più essere gestita da remoto; nel 19% dei casi, l’abbandono dello smart working è stato volontario; il 58% degli intervistati ha affermato che la scelta è ricaduta unicamente sull’azienda.

Il confronto con l’Europa: Italia fanalino di coda

I dati Eurostat più recenti sull’adozione di politiche di smart working da parte dei paesi europei mettono in luce come l'Italia sia indietro rispetto alla media UE. Nel 2023, sulla totalità dei lavoratori italiani, solo il 4,4% svolgeva almeno 3 giorni alla settimana da remoto.

L’Italia si posiziona ventisettesima, mostrando un grande arretramento rispetto all’adattamento verso il futuro lavorativo degli altri membri UE.

Si può affermare che i dati in Italia sullo smart working nel 2024 delineano un contesto dove l’approccio al lavoro da remoto avrà una diffusione sempre maggiore e diventerà uno dei principali indici di valutazione del wellbeing aziendale da parte degli attuali dipendenti e dei nuovi talenti.