Dietro la facciata hi-tech e sostenibile, un modello di business che poggia su leve rischiose e impatti sociali pesanti
di Caterina Del Principe
Lottomatica S.p.A. si presenta oggi come una delle più aggressive e vincenti realtà del gioco legale in Europa. Leader assoluta in Italia, ha chiuso il 2024 con ricavi superiori a 2 miliardi di euro (+23%), un Adjusted EBITDA di 707 milioni (+22%) e un utile netto rettificato da 254 milioni (+18%). Il titolo in Borsa, lanciato nel maggio 2023, ha fatto segnare +42,7% rispetto al prezzo IPO, con un Total Shareholder Return del 34% (Bilancio ufficiale 2024 – Lottomatica Group). Eppure, sotto la brillantezza dei bilanci, si celano debiti strutturali, esposizioni normative, pressioni sociali e un impatto psico-economico tutt’altro che trascurabile.
Crescita o gioco d’azzardo finanziario?
Con il 40% del mercato retail delle scommesse, il 30% delle gaming machines e il 30% del gioco online (grazie all’acquisizione da 621 milioni di SKS365/PWO), Lottomatica si è assicurata un dominio pressoché assoluto nel settore. Ma a quale costo? Il debito netto è salito a 1,95 miliardi di euro nel primo trimestre 2025, con una leva finanziaria a 2,4x. L’espansione è sostenuta da nuova emissione obbligazionaria e investimenti pesanti (oltre 75 milioni di CapEx nel solo Q1 2025), mentre i tassi BCE restano elevati.
Intelligenza artificiale e omnichannel: evoluzione o maquillage?
La società punta molto sulla LAMP (Lottomatica Analytics Mesh Platform), una piattaforma basata su AI che promette personalizzazione, controllo dei rischi e ottimizzazione del customer journey. Tuttavia, mancano indicatori concreti di efficienza, impatto operativo e riduzione dei costi. Il concetto di “omnicanalità” – fortemente presente nei comunicati – resta in parte un’ambizione da vetrina, più che una rivoluzione consolidata nel comportamento dei giocatori.
Il tallone d’Achille: regolamentazione e concessioni
Il rinnovo delle concessioni per il gioco online, previsto per fine 2025, è un passaggio critico. Anche il comparto AWP/VLT, prorogato al 2026, presenta oneri crescenti, margini in contrazione e una pressione fiscale elevatissima (PREU: 24% per AWP e 8,6% per VLT). Il rischio è che una modifica normativa o fiscale anche minima possa sgretolare l’attuale equilibrio economico-finanziario del gruppo.
Dipendenza sociale e “gioco responsabile”: due parole in collisione
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, oltre 1,3 milioni di italiani sono a rischio di disturbo da gioco d’azzardo patologico (Fonte ISS). Le AWP e VLT, concentrate spesso nei quartieri più fragili, generano meccanismi di dipendenza neurologicamente simili a quelli delle droghe. Le misure di autolimitazione e autoesclusione introdotte da Lottomatica sono strumenti utili, ma troppo passivi e non promossi con sufficiente enfasi. La CGIL e Federconsumatori, nel loro “Libro nero dell’azzardo”, denunciano un modello predatorio: “La capillarizzazione del gioco non è una casualità: colpisce i quartieri più poveri, annulla il tempo libero e alimenta le disuguaglianze sociali”.
ESG e greenwashing
Lottomatica esibisce un rating “B” del Carbon Disclosure Project e una rendicontazione ambientale conforme alla direttiva CSRD. Il Piano LESS mira alla riduzione delle emissioni Scope 2 entro il 2025. Tuttavia, il vero problema non sono i consumi elettrici dei server, ma l’impatto sociale sistemico che il gruppo genera. Come può un’azienda la cui attività primaria è l’induzione al rischio economico compulsivo vantarsi di essere sostenibile?
Lottomatica vola nei mercati finanziari, accelera sul digitale e si espande su scala europea. Ma lo fa con un debito rilevante, in un quadro normativo instabile e con un impatto sociale crescente. I prossimi mesi – tra rinnovi concessori, inasprimenti fiscali e pressione politica – rappresenteranno un test di resilienza profonda. È un’azione da comprare? Forse. Ma è un modello da emulare? Sempre meno. Il vero banco di prova sarà la sua capacità di uscire dal paradosso: generare profitto senza distruggere capitale sociale.