Il valore del dollaro cala del 10% nei primi sei mesi del 2025. Prezzi in aumento, viaggi all’estero più costosi e impatto sui consumi interni. Ma l’export può guadagnarne.
Il dollaro statunitense sta vivendo il suo peggior avvio d’anno in oltre mezzo secolo, secondo gli analisti, con un calo superiore al 10% rispetto a un paniere di valute estere dei principali partner commerciali. Questo indebolimento storico potrebbe tradursi in prezzi più alti per i beni importati, un incremento dei costi per i viaggiatori statunitensi all’estero, ma anche un vantaggio per le esportazioni USA.
Il calo della valuta americana è attribuito a diversi fattori macroeconomici. In primo luogo, cresce la preoccupazione per l’inflazione, alimentata da un importante disegno di legge sulla spesa pubblica che potrebbe aggravare la crescita del debito federale. Gli investitori temono che l’aumento della spesa, unito all’instabilità delle politiche commerciali del presidente Donald Trump e alle sue frequenti critiche alla Federal Reserve, stia minando la fiducia internazionale nel dollaro come bene rifugio.
Per decenni, il dollaro è stato percepito come un asset sicuro, favorito dalla stabilità dell’economia statunitense e dalla centralità geopolitica degli Stati Uniti. Ma oggi i Treasury bond americani appaiono meno affidabili e gli investitori iniziano a diversificare, spostando capitali verso valute alternative o mercati emergenti.
Secondo gli analisti, il dollaro più debole significa prezzi più alti per beni e servizi importati. Le aziende estere, infatti, potrebbero richiedere più dollari per compensare la perdita di valore della moneta. Questo impatterebbe direttamente sui consumatori statunitensi, che si troverebbero a pagare di più anche per acquisti online internazionali o prodotti non statunitensi.
A risentirne saranno anche i viaggiatori americani, che dovranno affrontare tassi di cambio meno favorevoli: il loro denaro varrà meno in Europa, Asia e altre destinazioni. Ma, come sottolineano gli esperti, un dollaro debole ha anche vantaggi. I prodotti statunitensi diventano più competitivi sui mercati esteri, il che può favorire le esportazioni, in particolare nei settori dell’automotive, della tecnologia e dell’agroalimentare.
Inoltre, la debolezza del dollaro potrebbe favorire l’arrivo di turisti stranieri, attratti dalla possibilità di spendere di più negli Stati Uniti, dando slancio al settore dell’ospitalità e del turismo.
In sintesi, mentre un dollaro in calo porta maggiori costi per i consumatori e i viaggiatori, può offrire nuove opportunità di crescita per l’economia americana sul piano internazionale, soprattutto se ben gestita in termini di export e attrattività commerciale.
Redazione