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LA GUERRA DI TRUMP AL DOLLARO: CRONACA DI UN CROLLO ANNUNCIATO

 
LA GUERRA DI TRUMP AL DOLLARO: CRONACA DI UN CROLLO ANNUNCIATO

Lo scontro tra Trump e il capo della Fed, Jerome Powell, è alla base del crollo del dollaro USA. Ecco cosa sta accadendo e perché è così grave

di Luca Lippi

Che il dollaro americano sta vivendo il peggior crollo degli ultimi 50 anni è un dato di fatto. Ma è un dato di fatto anche che la causa è uno scontro durissimo tra due figure potentissime: Donald Trump e Jerome Powell, il capo della banca centrale americana (la Fed). Per capire cosa sta succedendo, dobbiamo prima comprendere cosa sono i tassi di interesse. Immaginiamoli come il "costo del denaro": se i tassi sono alti, prendere soldi in prestito costa di più e l'economia frena. Se sono bassi, l'economia viene spinta a crescere. Trump vuole che questo "costo del denaro" sia bassissimo per sostenere l'economia americana. Per questo, sta conducendo una vera e propria guerra pubblica contro Powell, attaccandolo con insulti e definendolo "pazzo" o "ritardatario" per non aver ancora tagliato i tassi.

La strategia di Trump e la risposta della Fed

La strategia di Trump è semplice: spaventare il capo della Fed, minacciando di licenziarlo (non può farlo ma sta costruendo le condizioni per farlo dimettere) per mettere al suo posto qualcuno che obbedisca ai suoi ordini. Questo è un problema enorme, perché la banca centrale dovrebbe essere come un arbitro imparziale, non dovrebbe mai prendere ordini dai politici. Invece, Trump sta dicendo a tutti: «Quando sarò
io a decidere, l'arbitro giocherà per la mia squadra»
.

A questo punto la domanda è: perché Powell non abbassa subito i tassi come vuole Trump? In pratica, la sua risposta sarebbe: «Sei tu la causa del problema! Le tasse che hai messo sulle merci straniere (i dazi) hanno creato così tanto caos che non sappiamo come si muoveranno i prezzi. Dobbiamo aspettare e vedere prima di decidere».

Inoltre, Powell non decide da solo. Nella sua squadra ci sono due fazioni: i "Falchi", che temono l'aumento dei prezzi (inflazione) e vogliono tassi alti, e le "Colombe", che pensano soprattutto all'economia e vogliono tassi bassi. Powell si trova nel mezzo, cercando un equilibrio, e per questo si prende le critiche. Eppure, la strategia di Trump sta funzionando. Anche se i tassi non sono ancora cambiati, le sue continue minacce hanno già indebolito il dollaro. Il mercato, infatti, non reagisce solo a ciò che succede oggi, ma soprattutto a ciò che si aspetta per il futuro. E tutti si aspettano che, alla fine, Trump vincerà. Perché Trump vuole un dollaro debole?

Trump vuole un dollaro debole per due motivi molto furbi

Per vendere più facilmente i prodotti americani nel mondo. Se il dollaro è debole, per un europeo comprare un iPhone o un'auto americana costa meno. In questo modo, le aziende americane vanno in "sconto" e vendono di più. Per "sgonfiare" l'enorme debito degli Stati Uniti. Se i prezzi aumentano (inflazione), il valore del vecchio debito diminuisce. È un po' come se un mutuo fatto 10 anni fa diventasse più leggero da pagare oggi. In sintesi: indebolire il dollaro per aiutare le imprese e far salire i prezzi per gestire il debito. Una vittoria oggi, ma un rischio enorme per il domani. La strategia di Trump è come una bomba a orologeria. Sta vincendo adesso, ma sta distruggendo la cosa più importante: la fiducia. Se nessuno si fida più dell'arbitro, il gioco economico rischia di saltare: Il caos: Nessuno si fiderà più del dollaro. Il debito: Prestare soldi all'America diventerà più rischioso e quindi più costoso.

Il potere: Il dollaro rischia di perdere il suo ruolo di "re" delle monete mondiali. Molti Paesi, infatti, stanno già iniziando a comprare oro al posto dei dollari. I fattori di cui sopra sono comunque tutti rischi per non togliere il sorriso a chi rema contro. Di fatto il rating del debito USA è ancora il migliore e se devesse peggiorare significherebbe che il rating degli altri Pesi finirebbe in spazzatura. Tuttavia una crepa c’è, tant’è che il dollaro è debole, ma gli interessi che l'America deve pagare sul suo debito sono sempre più alti. È un campanello d'allarme che ci dice che il mondo si fida sempre meno e considera l'America più a rischio. Però nessuno dice che il mondo, non fidandosi più degli Stati Uniti di chi dovrebbe fidarsi?

Il Metodo Trump: vincere a tutti i costi

A Trump non interessa la politica estera o essere "amico" degli altri Paesi. Il suo unico motto è "Prima l'America". Il suo metodo è semplice: non giocare secondo le regole, ma distruggerle. Crea caos, minaccia tutti (anche gli alleati) e urla: «Io sono l'America, o fai come dico io o ti rovino». Questa tattica da "bullo" funziona. Ha salvato le grandi aziende americane da una nuova tassa mondiale, costringendo l'Europa a fare marcia indietro. Sta indebolendo il dollaro come voleva. Ma a quale prezzo? Nessuno si fida più degli Stati Uniti come un tempo. A Trump, però, non interessa. E per ora sta vincendo lui perché i mercati finanziari – sempre per ora - non accennano a ribellarsi.